mercoledì 8 settembre 2010

Verso l'edizione non-critica

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    Verso l'edizione non-critica

Mar 26
Orazio:

Una linea di ricerca sul testo digitale


Una premessa.

e Una postfazione, omettendo (per ora) proprio il testo


* A.Una ricognizione nei testi degli

ultimi dieci anni coerenti al nostro discorso sulle Scritture

Digitali.Una ricerca può richiedere parecchio tempo prima di dare frutto

e la norma del "publish or perish" (pubblica o soccombi) conduce troppo

spesso ad assecondare il conformismo, se non addirittura la

superficialità. [1]

* Lasciatemi esprimere il mio profondo sconforto per la mole di sforzi che vengono correntemente dispersi nella preparazione di facsimili digitali, non controbilanciati da alcun progetto di ampia portata riguardo alla codifica digitale vera e propria.

Vorrei proporre un ordine del giorno alternativo, che si

potrebbe intitolare Verso l'edizione non-critica. Un'edizione

non-critica èun'edizione che tende non a redimere una controversia, ma a

provocarla. Chiama all'esercizio di una ricomprensione profonda del

fare edizioni critiche e filologia del testo, applicandole in un

contesto nuovo. Fa uso degli strumenti e delle tecniche che abbiamo

messo a punto in trent'anni di applicazione dei computer

all'elaborazione del linguaggio umano per problematizzare la testualità

su cui un'edizione critica tradizionale tende a sorvolare. [2]

*

Il gruppo '93 ha insistito, più o meno efficacemente - ma quel che conta

qui è il problema - su un ampliamento, una trasformazione del

letterario, dal centro ai margini; forse a questo elemento va aggiunto

un altro passaggio fondamentale, mostrato da Jauss: dall'esoterico

all'essoterico. La marginalità tende a coordinare la sua compresenza

laterale, il suo incorniciamento, e a mettere in mostra la sua

negoziazione dei canoni. Da un altro punto di vista, a un modello di

registri "alto" e "basso", pare sostituirsi, più che la conclamata

"ibridazione" generalizzata, la "collateralità" nascosta degli stili. Si

tratta dunque di un essoterico paradossale, che va decifrato,

ricostruito e messo in luce ricomponendo le sue manifestazioni esplicite

ma non-comunicanti. Anche la critica sembra allora doversi esercitare

sottopelle, in un lavoro di lettura, innanzitutto, e di comparazione,

per provare e riprovare il "montaggio" di quelle collateralità, la loro

reciproca messa alla prova. E per ritrovare i luoghi dove questo

confronto si attui. [3]


e dunque (ancora

Pellizzi del 95):


Probabilmente gli "umanisti", intendendo per tali tutti gli scienziati disposti a sollevare lo sguardo, saranno impegnati nei prossimi anni nella trascrizione di

testi, cioè in un'operazione di progettazione della memoria, e, aggiungiamo, di ridefinizione della scrittura, del suo uso e del suo significato nel mondo attuale. Ora l'italianistica, non solo perché si occupa di una delle letterature moderne più antiche e più ricche, ma per una sua familiarità filosofica con i rapporti tra la scrittura e il mondo, non può non essere chiamata a contribuire con il pensiero e con la tecnica a tale lavoro.[4]


* B. Le premesse, queste sì, per proseguire nel digitale seguendo il filo del discorso della testualitàla barriera tecnologica tiene lontani dalle tecnologie digitali i nostri interlocutori privilegiati: questa può apparire una contraddizione in termini, cioè come possa interessarci il contributo di chi non ha un'esperienza digitale;


* i tecnopratici per converso devastano il dominio di

esistenza specifico dell'innovazione dei linguaggi e delle scritture

connesse se lasciati a se stessi


Nota: Il discorso che dobbiamo tenere si sviluppa lontano da qui, ormai, va da sè nel mondo trascinato da una forza irresistibile e fatica ad annettersi in modo trasparente la nostra storia...