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Verso l'edizione non-critica
Una linea di ricerca sul testo digitale
Una premessa.
e Una postfazione, omettendo (per ora) proprio il testo
* A.Una ricognizione nei testi degli
ultimi dieci anni coerenti al nostro discorso sulle Scritture
Digitali.Una ricerca può richiedere parecchio tempo prima di dare frutto
e la norma del "publish or perish" (pubblica o soccombi) conduce troppo
spesso ad assecondare il conformismo, se non addirittura la
superficialità. [1]
* Lasciatemi esprimere il mio profondo sconforto per la mole di sforzi che vengono correntemente dispersi nella preparazione di facsimili digitali, non controbilanciati da alcun progetto di ampia portata riguardo alla codifica digitale vera e propria.
Vorrei proporre un ordine del giorno alternativo, che si
potrebbe intitolare Verso l'edizione non-critica. Un'edizione
non-critica èun'edizione che tende non a redimere una controversia, ma a
provocarla. Chiama all'esercizio di una ricomprensione profonda del
fare edizioni critiche e filologia del testo, applicandole in un
contesto nuovo. Fa uso degli strumenti e delle tecniche che abbiamo
messo a punto in trent'anni di applicazione dei computer
all'elaborazione del linguaggio umano per problematizzare la testualità
su cui un'edizione critica tradizionale tende a sorvolare. [2]
*
Il gruppo '93 ha insistito, più o meno efficacemente - ma quel che conta
qui è il problema - su un ampliamento, una trasformazione del
letterario, dal centro ai margini; forse a questo elemento va aggiunto
un altro passaggio fondamentale, mostrato da Jauss: dall'esoterico
all'essoterico. La marginalità tende a coordinare la sua compresenza
laterale, il suo incorniciamento, e a mettere in mostra la sua
negoziazione dei canoni. Da un altro punto di vista, a un modello di
registri "alto" e "basso", pare sostituirsi, più che la conclamata
"ibridazione" generalizzata, la "collateralità" nascosta degli stili. Si
tratta dunque di un essoterico paradossale, che va decifrato,
ricostruito e messo in luce ricomponendo le sue manifestazioni esplicite
ma non-comunicanti. Anche la critica sembra allora doversi esercitare
sottopelle, in un lavoro di lettura, innanzitutto, e di comparazione,
per provare e riprovare il "montaggio" di quelle collateralità, la loro
reciproca messa alla prova. E per ritrovare i luoghi dove questo
confronto si attui. [3]
e dunque (ancora
Pellizzi del 95):
Probabilmente gli "umanisti", intendendo per tali tutti gli scienziati disposti a sollevare lo sguardo, saranno impegnati nei prossimi anni nella trascrizione di
testi, cioè in un'operazione di progettazione della memoria, e, aggiungiamo, di ridefinizione della scrittura, del suo uso e del suo significato nel mondo attuale. Ora l'italianistica, non solo perché si occupa di una delle letterature moderne più antiche e più ricche, ma per una sua familiarità filosofica con i rapporti tra la scrittura e il mondo, non può non essere chiamata a contribuire con il pensiero e con la tecnica a tale lavoro.[4]
* B. Le premesse, queste sì, per proseguire nel digitale seguendo il filo del discorso della testualitàla barriera tecnologica tiene lontani dalle tecnologie digitali i nostri interlocutori privilegiati: questa può apparire una contraddizione in termini, cioè come possa interessarci il contributo di chi non ha un'esperienza digitale;
* i tecnopratici per converso devastano il dominio di
esistenza specifico dell'innovazione dei linguaggi e delle scritture
connesse se lasciati a se stessi