la preziosa opacità della scrittura nel mondo della comunicazione e della trasparenza - l'immagine della voce in televisione.
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La trasparenza democratica della rete, leggendo Baudrillard e, leggendo domenica il giornale quotidiano, "rendere tutto pubblico e trasparente frena la costruzione democratica: non fa emergere contrasti interni al gruppo o proposte strane che suggeriscano delle innovazioni" ci ricorda di ricorrere al nostro lavoro tra arte e comunicazione, tra scrittura e televisione.
Con Videor ci misuravamo proprio con l'inevitabile dissidio tra il video e la tele visione da una parte e la scrittura e la poesia dall'altra, mettendole insieme per dare alla tecnologia elettronica una chance rispetto all'antica tecnologia della parola. Ricorrendo a quella particolare attitudine all'oralità di certi poeti e di certi versi Vito Riviello Elio Pagliarani Giovanna Bemporad Corrado Costa Amelia Rosselli Adriano Spatola Edoardo Sanguineti Giorgio Celli Alfredo Giuliani (e Giorgio Caproni Beppe Salvia Teresa Campi Guido Galeno Toti Scialoja Iolanda Insana Dario Bellezza tra gli altri, tanti, che animavano i readings almeno degli anni ottanta) facevamo direttamente televisione senza però esplorare più di tanto le possibilità del mezzo, concentrandoci piuttosto sulle personalità degli scrittori disponibili.
L'assunto era che non si può fare poesia o scrittura con la televisione (con il video insomma con finalità comunicative). Che se c'era un linguaggio una scrittura nel video e nella televisione questi interessavano il confronto con il cinema e la radio, non noi. Volevamo mettere l'allarme sulla trasparenza della trasmissione televisiva nei fatti e nelle attività umane, ai quali venisse sottratto da questa televisione l'inviluppo di mistero e l'enigmaticità stessa dell'esistenza - preservata nella scrittura dei versi e nella sostanza poetica ai quali affidavamo intero il messaggio comunicativo.