
L'ULTIMAPAROLA
La rivolta dei comici
PAOLO MAURI
Che cos'è il comico? Bella domanda. Sono secoli che ci si industria a cercare di venire a capo di una questione assai complessa con il guaio che i discorsi sul comico non sono comici e dunque inducono a riflessioni seriosissime. Devo dire che fa un po' impressione, per la mole, oltre seicento pagine, il volumone curato da Silvana Cirillo intitolato "Il comico nella letteratura italiana" (l'editore è Donzelli). "Teorie e poetiche" recita il sottotitolo. Inutile dirlo: si tratta di una raccolta di saggi in onore di un professore universitario, Walter Pedullà, che scende dalla cattedra avendo compiuto settantacinque anni. Ho estratto (è il caso di dirlo) il saggio di Tommaso Pomilio sul comico dall'età delle neoavanguardie. In fondo la neoavanguardia fu una "rivoluzione" all'insegna del comico, dell'abbassamento. Basta, dice Pomilio, rileggere i titoli di allora: «Gazzarre, Salti mortali, (e dopo. ancor meglio, Pataffio),e Capricci Italiani e Giuochi dell'Oca, e poi Hilarotragoedie e Comiche». Una follia che Pomilio dichiara di affrontare "per sommissimi capi" ma riuscendo a coinvolgere le esperienze di Malerba,Manganelli, Arbasino, Celati, Giuliani, Sanguineti e quel Massimo Ferretti scomparso troppo presto. Lavorando sul comico e praticando la comicità la neoavanguardia è riuscita a procurarsi moltissimi nemici ormai storici, perché gli sberleffi sono stati presi per diktat e le situazioni per categorie kantiane. La letteratura italiana ogni tanto avrebbe bisogno di rinnovare ilproprio rapporto (nei secoli così' discontinuo) con la comicità. Proposte ironiche se ne vedono ormai poche. D'altra parte il secolo passato è vissuto di tragedie e catastrofi: il comico va annoverato fra le catastrofi. E' inevitabilmente distruttivo. Sarebbe interessante, invece, tentare una ricognizione nei territori della comicità involontaria. Non viviamo forse un'epoca di controfigure?
2005. mondoailati