
L'uso improprio dei canali generalisti - in questo caso in Rete - coniugata con l'integrazione di canali diversi anticipa la con-fusione mediatica che ci incalza.
All'inizio fu la televisione. Sempre e solo televisione, annichilendo la radio, spingendola nell'angolo dei minus habens, come l'idra vorace dalle mille bocche. L'etimo che ne faceva in origine una principessa fu tradito ben presto dal mito della caverna, ove nel buco nero della conoscenza l'enorme energia si scarica senza fondo, accumulandosi e scomparendo. Concorrente il cinema alle origini fu annesso e subito sottomesso; bruciati i ponti alle spalle, ancorata la flotta - o arenata, ch'é lo stesso - fu assedio lungo, epopea, strage casa per casa come dilaga il fuoco. Che altro? Il libro fuori portata, si incalza la stampa quotidiana dei giornali e si attenta alle riviste; si lascia che il libro si scavi ancora altre teche, ma altrove, arrestandone la corsa quasi al mezzo millennio. Con la registrazione si porta altra sabbia nell'ingranaggio, tutto perchè si fermi alfine la macchina infernale che fa strame dei sensi e delle membra fa levitare l'animo sollevandolo ad altre visioni che la finestra. Si ferma registrandolo il flusso, lo si controlla con l'edizione, lo si incanala e disperde. La più grande invenzione dell'uomo dopo il fuoco la ruota e la scrittura viene umiliata e vinta dalla sua stessa forza, l'essere grande aperta e disponibile a tutti. Diviene presto una sottospecie di se stessa, la "diretta". Ciò ch'è libero e fecondo, viene rinserrato nel genere, e concesso, guardato a vista da occhiuti questori. La televisione diviene anch'essa istituzione totale, nemica dell'uomo che l'ha fatta, e della donna di cui è l'immagine; segue alla scuola, all'esercito, ai sanatori. Tutto avviene in pochi anni, in un solo luogo dei luoghi, aprendone il dominio poi a tutti i siti